La vita nel castello: i soldati
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Poche sono le testimonianze dirette che ci sono giunte riguardo alla vita di soldati, castellani e nobili all’interno delle fortezze, ma attraverso fonti indirette come gli statuti, gli inventari e le fonti iconografiche è possibile tracciare un quadro esaustivo.
È bene chiarire che i castelli e le fortezze non erano costruiti solo per la difesa, ma erano luoghi dove vivevano molte persone, dai militari al castellano con la sua famiglia.
Per i soldati, di qualunque grado, la vita all’interno di una rocca doveva somigliare molto a una reclusione, in quanto obbligati a rimanere confinati all’interno delle mura. Si poteva uscire solo con una licenza speciale rilasciata dagli Anziani della Repubblica di Lucca, cosa che non valeva per i sergenti che avevano maggiore libertà di movimento potendo uscire uno per volta nei giorni di lunedì, mercoledì e sabato a meno che non fosse prevista qualche solennità religiosa.
L’alimentazione dei soldati era incentrata sul consumo di pane, che doveva essere cotto in un forno all’interno della cinta muraria, a questo si affiancava eccezionalmente la carne. La giornata era scandita dalle campane che avevano la funzione di rammentare gli impegni e di richiamare i soldati all’ordine in caso di attacco.
Dai documenti d’archivio della Fortezza delle Verrucole si evince che gli armati erano alloggiati, in condizioni disagiate, all’interno della “rocca quadra”, mentre il signore risiedeva nella “rocca tonda”. La guarnigione era dotata di pezzi di artiglieria leggera, ma viveva in un regime di reclusione, malnutrita e in condizioni igienico-sanitarie scadenti, tanto che Ludovico Ariosto, dopo un sopralluogo nei fortilizi garfagnini, scrisse ad Alfonso I di aver trovato la Rocca “fornita solo di tutti li disagi”.
Le condizioni delle truppe migliorarono con l’intervento di ristrutturazione avviato da Marco Antonio Pasi (1579) che pensò di alloggiare gli armati in maniera più confortevole. Durante questa fase della dominazione estense i soldati erano regolarmente stipendiati con un paga appropriata. Non sappiamo bene quale fosse la qualità dell’alimentazione in questa epoca, ma certamente non dovette essere peggiore del precedente periodo, benché l’alimento base rimanesse il pane.
A partire dal XVII secolo, tutti i militi risiedevano stabilmente all’interno della fortezza anche per molti anni e numerose sono le testimonianze rinvenute nell’Archivio Parrocchiale di San Romano, che ci ricordano di coloro che costruirono una famiglia sposandosi con donne del vicino abitato.
La vita all’interno della fortezza in tempo di pace, quindi, doveva scorrere tranquillamente entro una routine fatta di esercitazioni all’uso corretto delle bocche da fuoco e di turni di sorveglianza; in caso di guerra le strutture difensive dovevano invece animarsi molto con militi di ogni rango, impegnati a posizionare e armare bombarde e schioppi.