Le vie d'acqua
Valle del Serchio. Più vicino a te
Le vallate scavate dal fiume Serchio e dai suoi affluenti non offrirono solo possibilità di comunicazione attraverso le vie di terra, ma quegli stessi corsi d’acqua, tumultuosi e poco affidabili, furono utilizzati anche per trasportare merci verso Lucca, soprattutto legname da costruzione, che veniva fatto fluitare lungo il fiume. Il traffico era intenso e riforniva sia i cantieri edili cittadini, sia quelli navali verso i quali erano destinati i tronchi pregiati.
I luoghi scelti per immettere il legname nel Serchio non erano molti, bisognava sfruttare le aree nelle quali il fiume scorreva meno violentemente, in un letto ampio, con spiagge dove accatastare i tronchi, oppure luoghi dove era facile fare scivolare in acqua i tronchi. Le località prescelte si trovavano presso il Gittatoio di Riana, il Ponte all’Ania, il Ponte alla Maddalena, il piano di San Romano, Pian della Rocca, Anchiano, Diecimo e Chifenti.
Lungo il corso d’acqua principale si utilizzavano ampie zattere, guidate da persone esperte dette “magliatori” o “trainatori”, che venivano pagate lautamente. Il traffico veicolare di merci avveniva tra luglio e ottobre, quando la portata e le correnti erano tali da non compromettere il lavoro. Si doveva prestare particolare attenzione alla stagione, poiché in caso di forti piogge si poteva incorrere in disastrose piene a seguito delle quali buona parte dei carichi accantonati sulle rive sarebbe stata dispersa.
Il lavoro di tagliare e trasportare i tronchi era così importante che il Consiglio Generale del Comune di Lucca e gli Anziani promulgarono editti e norme affinché si potessero reprimere speculazioni e frodi, accadeva spesso, infatti, che la comunità alla quale era stato affidato il lavoro cercasse guadagni illeciti sottraendo legname, scorciando i tronchi o esigendo cifre esorbitanti per il trasporto a mano.
Dal XV al XIX secolo, molte leggi hanno provato a regolamentare questo traffico specializzato che, coinvolgendo le manifatture navali, si rivelava strategico. Basti ricordare come lo Stato fiorentino sfruttò fino allo stremo le risorse arboree presenti nel barghigiano dove gli alti fusti di faggio venivano fatti fluitare in parte fino a Pisa, in parte fino agli Arsenali presso il Piano di Mologno, per realizzare i lunghi remi necessari a fare muovere le galee da guerra, e che per approvvigionare lo “Stanzone de’ Remi del Gran Ducato” fu realizzata un’apposita strada, chiamata appunto “La via dei Remi”.
Per le merci più minute il trasporto via terra era preferibile vista la natura torrentizia del fiume Serchio. Dovendo attraversare il fiume laddove non erano presenti ponti, si era costretti a individuare una località con acque placide e sponde vicine per stendere una fune da una riva all’altra e assicurarvi una zattera che, opportunamente guidata, consentiva un facile attraversamento. Una di queste si trovava all’altezza del centro abitato de La Barca, toponimo ricordato fino dalla fine del XIV secolo che richiama apertamente la presenza del traghetto. Univa il territorio fiorentino della Vicaria di Barga con quello lucchese di Gallicano, facilitando in questo modo i contatti, spesso burrascosi, fra le due potenze.