Ludovico Ariosto e i garfagnini
Valle del Serchio. Più vicino a te
Ludovico Ariosto nacque nel 1474 a Reggio Emilia dal conte Niccolò Ariosto e Daria Malaguzzi Valeri. Alla morte del padre dovette occuparsi della famiglia, accettando nel 1501 l’incarico di Capitano alla Rocca di Canossa. Sfumato un incarico presso la curia papale, si spostò a Firenze dove si innamorò di Alessandra Benucci, che nel 1515 si trasferì a Ferrara, dove Ariosto era tornato, e iniziò una relazione segreta con lo scrittore che portò al matrimonio nel 1522.
Divenuto Ippolito d’Este Vescovo di Agria, Ariosto passò al servizio del Duca Alfonso. Oltre al cattivo rapporto con il suo signore, la scelta fu influenzata dalla volontà di rimanere nella sua città e dall’amore per Alessandra, ragioni che condizioneranno anche il soggiorno garfagnino. Ma le tante guerre combattute da Ferrara avevano causato una crisi finanziaria che costrinse il Duca Alfonso d’Este a compiere dei tagli che colpirono gli stipendi dei cortigiani, tra cui Ariosto. Il poeta fu costretto ad accettare l’incarico di Commissario della Garfagnana, una terra ricca di impenetrabili boscaglie, popolata da “gente inculta, simile al luogo ove ella è nata e avvezza” e infestata da ladri e assassini che non tolleravano l'assoggettamento politico.
Era una terra difficile da governare, che avrebbe fruttato pochi onori e tanti rischi, bisognosa di una guida decisa. Le difficoltà nel controllo del territorio, l’impegno nelle battaglie in favore dei “poveri homini”, la lontananza da Ferrara e dalla sua compagna, resero il rapporto con il territorio garfagnino non poco difficoltoso.
Nel 1522, Ariosto partì per la Rocca di Castelnuovo, dove subito dovette scontrarsi col problema dell’ordine pubblico per via di troppi banditi che godevano della protezione dei potentati locali. Per difendere la popolazione dalla criminalità, intraprese una politica di convenzioni con gli Stati limitrofi, strategia che avrebbe evitato ai criminali di sfuggire alla cattura passando da un territorio all’altro. Le alleanze non sanarono il problema, ma Ariosto dimostrò una grande capacità di allacciare intese tra Stati da sempre avversari.
A pagare il prezzo della situazione erano gli onesti: “li poveri homini”. Ariosto si fece garante dei diritti di quei sudditi, dimostrando solidarietà nei confronti di coloro che vivevano nel giusto. Difendere i diritti dei villani significava però anche andare contro gli Stati limitrofi come quando Ariosto si rivolse al Consiglio degli Anziani di Lucca in merito a un gruppo di sudditi, che addentrandosi nelle boscaglie in cerca di castagne, venne sorpreso dalle forze dell’ordine.
In ogni caso, la provincia ducale estense non era stata mai amministrata con tale coscienza, la questione della legalità era stata affrontata con decisione e i sudditi avevano percepito che l’organizzazione statale era presente sul territorio e i nuclei armati appoggiati dai potentati locali, che sino ad allora avevano governato indisturbatamente, avevano di che temere.