Matilde di Canossa
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Matilde di Canossa fu una delle donne più potenti del Medioevo italiano. Figlia di Bonifacio III di Canossa e di Beatrice di Lotaringia, vantava sangue imperiale e parentele dirette con duchi, imperatori e pontefici. Trascorse un’infanzia travagliata, segnata dalla prematura morte del padre e dei due fratelli e dal trasferimento in Germania alla corte dell’imperatore Enrico III. Sposò Goffredo il Gobbo, figlio del secondo marito della madre, ma nel 1072, ritenuta portatrice di sciagure dopo la morte della figlia Beatrice, rientrò a Canossa. Alla morte della madre, Matilde venne investita dell’autorità della casata dei Canossa e da allora governò sui possedimenti della sua famiglia.
Forte della propria potenza politica, economica e militare, appoggiò strenuamente la Chiesa di Roma nella lotta per le investiture che oppose il papato all’impero. Sono fin troppo noti gli eventi che portarono Enrico IV a umiliarsi a Canossa e l’epilogo della diatriba del 1092 con la schiacciante vittoria delle truppe della Contessa che, arroccate nei castelli di proprietà di Matilde, non concessero all’imperatore alcuna possibilità di penetrazione.
La presenza di Matilde all’interno della Valle è attestata in atti conservati nel castello di Fosciano, antico fortilizio ormai distrutto posto a poca distanza da Pieve Fosciana, nella località oggi chiamata “castello”. Il dominio personale di questa potente «domina» si estendeva fino a comprendere altre due piazzeforti rappresentate dai castelli di Diecimo e di Colle di Pastino, quindi quasi alle porte con la città di Lucca. È opinione comune che la Gran Contessa avesse molto a cuore queste terre e si dice che avesse promosso la costruzioni di numerose chiese, fra le quali anche la pieve di Loppia, e che a lei si debba l’edificazione del Ponte della Maddalena presso Borgo a Mozzano, detto “del Diavolo” per la sua ardita forma.
Spesso Matilde si trovava ad affrontare i valichi montani che portavano a Lucca. Si narra che in uno di questi spostamenti, dopo aver oltrepassato il Passo di Pradarena, una violenta tempesta colse la comitiva in marcia con una tale forza che i malcapitati cominciarono a temere per la vita. Quando tutto sembrava perduto, Matilde decise di affidarsi alla preghiera e implorò il Signore affinché lei e la sua corte potessero salvarsi. In cambio di questa grazia offrì a Dio il voto solenne di far erigere in quel valico un luogo di culto. Cessato improvvisamente il maltempo la Contessa poté proseguire il cammino, ma non dimentica della promessa, fece innalzare il piccolo ospedale dedicato a San Sisto nel borgo di Sillano.
Malgrado il potere e le ricchezze ereditate e acquisite nel tempo, la Grancontessa non poté nulla contro la gotta, male che la portò alla morte il 24 luglio del 1115, senza che i suoi beni potessero essere suddivisi fra discendenti diretti. Quell’immenso patrimonio suscitò la bramosia di molti, che tentarono in qualche modo di assicurarsene una parte, ma alla fine la donazione firmata dalla contessa attraverso la quale dichiarava di assegnare i propri beni alla Santa Sede, fu giudicata autentica e ratificata.