Eremo di San Viano

L'Eremo del Beato Viviano, detto Viano dagli abitanti di Vagli, si trova a una quota di circa 1090 metri, sulle balze orientali del Monte Roccandagia, non distante dal percorso che unisce Campocatino alla Valle di Arnetola.

La piccola chiesa si presenta come un santuario d'abri, cioè collocato sotto roccia. Del Santo non si hanno notizie precise: la tradizione narra che egli si ritirò in queste terre inospitali cibandosi di cavoli selvatici, detti per l’appunto “Cavoli di San Viano”, pianticelle che la leggenda vuole fossero scaturite per miracolo proprio a seguito delle preghiere del Santo, allo stremo per la fame; così come si narra che lo stesso Viviano avrebbe fatto sgorgare tre zampilli d’acqua da una roccia per dissetarsi nella calura estiva.

Molte leggende gravitano attorno a questa figura ascetica. Per esempio si racconta che non appena il pio uomo giunse nella terra di Garfagnana non fosse visto di buon occhio dai rudi uomini di questa terra: sebbene alcuni si divertissero a dileggiarlo e a scacciarlo con delle pietre, quei sassi si trasformavano in forme di pane prima di raggiungere il loro bersaglio.


Note storiche

Una visita pastorale datata al 1568 documenta la presenza - all'interno della chiesetta eretta a seguito della morte dell'eremita - di un’urna contenente le spoglie mortali di San Viano. Nei secoli l’urna era andata perduta o nascosta, fino a che non tornò alla luce nel 1993. Furono così condotte analisi scientifiche sulle ossa attraverso le quali si poté riconoscere nell’inumato un maschio di circa trent’anni, vissuto e morto in epoca medievale, confermando l'ipotesi che quelle ossa potessero appartenere a Viviano.

La piccola chiesa si raggiunge dopo un cammino di circa trenta minuti; nelle vicinanze si trova anche un macigno di marmo nel quale sono impresse le impronte del ginocchio e del piede del Santo, rimaste scolpite in quella roccia a seguito del continuo inginocchiarsi.

Galleria

Vagli, vista generale del borgo