La Via Vandelli

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L’idea di realizzare questa imponente opera pubblica nasce dal matrimonio del Duca Ercole Rinaldo d’Este con Maria Teresa Cybo-Malaspina, erede del Ducato di Massa e Carrara. Un’unione coniugale fortemente voluta dal padre di Ercole, Francesco III d’Este, che in tal modo avrebbe garantito al proprio Stato un’unità territoriale più ampia e uno sbocco sul Mare Tirreno.
Per consentire un facile spostamento di merci, uomini e soldati da Modena fino a Massa, i due estremi del dominio estense, si reputò necessario costruire una strada che superando i dislivelli appenninici, permettesse di coprire la distanza fra le due città nel minor tempo possibile e con un limitato dispendio di fatica.
L’incarico di progettare e seguire i lavori fu affidato all’abate Domenico Vandelli, uomo dotato di profonda cultura. L’impegno proposto non fu semplice da portare a termine, in quanto il Duca impose che l’arteria stradale avesse delle caratteristiche che rappresentarono una vera sfida per il progettista. La via doveva consentire il transito di carri pesanti, perché potesse essere utile a trasportare fino a Modena i pesanti marmi di Carrara, volontà che implicava di dover rispettare una pendenza minima. Inoltre, allo scopo di evitare controversie con gli stati confinanti, Francesco III obbligò Vandelli a progettare un tracciato che passasse unicamente attraverso le terre estensi senza collegarsi ai percorsi dello Stato Lucchese e del Granducato di Toscana. Altra richiesta era quella di condurre l’operazione seguendo criteri di estrema parsimonia anche per la spesa destinata a future manutenzioni.
I molti vincoli imposti costrinsero Vandelli a spremersi le meningi anche per concepire nuove metodologie rivolte alla realizzazione delle carte topografiche, strumenti indispensabili per comprendere le reali pendenze del terreno. A tal fine Vandelli ideò il cosiddetto “sistema delle curve di livello”, chiamate in suo onore isoipsae Vandellis, elementi lineari che uniscono i punti di una stessa quota, permettendo di rappresentare l’altimetria su una superficie piana.
Vandelli ideò un’ampia area di sosta per i viandanti come quella sul Monte Tambura, chiamata la Finestra Vandelli, nella quale si potevano depositare, caricare e scaricare le merci più ingombranti.
In seguito furono aggiunti servizi indispensabili affinché la via potesse essere utilizzata efficacemente: stazioni di ristoro per far riposare e abbeverare gli animali, osterie, spazi per il carico e lo scarico delle merci in transito, marginette devozionali e guardiole per la sorveglianza, sia per evitare il brigantaggio, sia per controllare che il tracciato non venisse usato dai contrabbandieri.
A ogni modo, malgrado le innovative tecniche utilizzate, la Via Vandelli rimase comunque difficile da praticare, ma nonostante ciò continuò a essere percorsa per un lungo periodo, sfruttata più per gli spostamenti di breve distanza che per le lunghe percorrenze.