La vita nel castello: l'approvvigionamento delle acque

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Che fossero alte torri isolate, possenti rocche o grandi castelli dotati di torrette e camminamenti di ronda, il bene più prezioso da difendere rimaneva comunque l’acqua, elemento indispensabile alla vita.
La posizione sulle alture dei fortilizi raramente permetteva di sfruttare la falda freatica o le sorgenti naturali e il più delle volte era necessario trovare il modo di raccogliere le acque piovane, conservandole affinché potessero essere utilizzate da castellani, soldati e villici. Attraverso un sistema di condutture in terracotta, impilabili tra loro, si riusciva a convogliare le acque provenienti dai tetti delle case, dagli spioventi delle torri e dei palazzi, facendola scivolare nelle profondità della terra, dentro cisterne solitamente coperte con volta a botte e con un foro sommitale dal quale era possibile raccogliere il prezioso liquido.
All’interno di queste costruzioni l’acqua aveva modo di conservarsi al fresco e di decantare dallo sporco, costituendo una limpida riserva idrica. Le torri castellane, inoltre, conservavano al loro interno una riserva di acqua supplementare che serviva allo specifico uso del castellano, utilissima anche in caso di assedio e di ribellione.
Per migliorare la qualità dell’acqua si usava gettare dentro pozzi e cisterne frammenti di suppellettili in ceramica, in modo da creare sul fondo un letto di “cocci” al di sotto del quale si sarebbe accumulato il deposito di impurità che il fluire dell'acqua all’interno delle condutture inevitabilmente trasportava nella cisterna. In questo modo il recipiente usato per la raccolta dell’acqua non avrebbe mosso il limo sul fondo lasciando così del tutto limpida l’acqua.
Esempi chiarificatori possono considerarsi i due castelli di La Cune e del Monte Bargiglio. Nel primo, infatti, per via di un abitato consistente, che contava almeno una ventina di case, la grande cisterna in pietra, posta nei pressi della chiesa e ai piedi della torre campanaria, avrebbe dovuto contenere l’acqua necessaria a sostentare i paesani in caso di necessità. Proprio per fronteggiare le emergenze causate da un eventuale assedio, il paese fu dotato di questa capiente cisterna interrata di forma rettangolare, fornita di una pavimentazione in pietra, di volta a botte, e di un’imboccatura a pozzo sulla sommità attraverso la quale donne e uomini potevano liberamente attingere la quantità di liquido necessaria al loro sostentamento.
Di contro nel vicino fortilizio del Bargiglio la situazione era ben diversa. All’interno risiedevano, infatti, soltanto il nobile proprietario del maniero con i propri armati di fiducia, quindi la necessità di approvvigionamento di acqua, più limitata, era assicurata dalla piccola cisterna fatta costruire alla base della torre castellana.